LA SCUOLA NON E' DI NESSUNO NEMMENO DEL MINISTRO

COMPITO DELLA POLITICA E' RISOLVERE PROBLEMI NON PORLI

di Pino Turi

La scuola non è di nessuno. Non è dei sindacati, non è dai partiti, non è del Governo, ma non è neanche di un singolo ministro, la tendenza ai pieni poteri sta diventando endemica– ritorna sulla questione aperta sulla gestione della fase 2 per la scuola, il segretario generale della Uil scuola, Pino Turi. La scuola è istituzione costituzionale. E' di tutti, di ognuno. E' patrimonio comune. Vederla oggi terreno di scontro politico è una vera e propria anomalia costituzionale. Ciò che sta accadendo che va stigmatizzato, oltre che recuperato in fretta. Non si tratta di scuse, e nemmeno di richiamo al bon ton istituzionale, anche se non farebbe male, ma le scuse non sono sufficienti, servono le risposte che il personale e i cittadini si attendono e che la situazione impone. I lavoratori, i precari chiedono rovvedimenti concreti: concorso per titoli e stabilizzazione su tutti i posti vacanti e lo fanno attraverso i propri rappresentati sindacali. E’ la politica che deve risolvere i problemi e non porre ostacoli e difficoltà. Deve recuperare la distanza con la realtà che si sta allargando sempre di più. Siamo a maggio e nulla è dato sapere sul funzionamento di un sistema che coinvolge una parte consistente dei cittadini italiani che non vogliono più assistere a beghe incomprensibili ai più ed avere risposte concrete, oggi e non domani. Sono i docenti e il personale ATA che devono poi realizzare le indicazioni del Governo e se non sono condivisi, si generano in origine, gli elementi di fallimenti annunciati. E' proprio ciò che è successo con la DaD che dovrebbe avere insegnato qualcosa; ha dimostrato che solo la volontà e l'autoorganizzazione ha avuto un risultato tangibile di emergenza che non si può certo enfatizzare e mettere come base dell'organizzazione della ripresa, sarà un suo complemento e non la sua sostituzione. La scuola è ben altro. Magari si poteva fare meglio ma il meglio è nemico del bene. Sarebbe un bel segnale per il paese e non solo per i lavoratori, un accordo in Parlamento sulla concretezza e non sulla propaganda. Una legge condivisa per il futuro di questo paese. E’ così difficile spiegare che si può alzare un ponte in tempi di record, ma che non si possono attivare procedure burocratiche da superare? E' così difficile da non capire che servono investimenti e il cambio di registro? Per anni abbiamo subito il pensiero unico della concentrazione, della chiusura di scuole, dell'efficienza di mercato e sui tagli continui che hanno risposto alla logica del privato è bello e del pubblico è brutto. Forse si tratta di cambiare approccio culturale, ma non è facile, serve flessibilità e visione che l'attuale politica mostra di non avere.

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