SCUOLA DELL’INFANZIA: VERSO LA PROROGA DELLA SOSPENSIONE DELLE ATTIVITÀ EDUCATIVE AL 30 GIUGNO

L’infanzia dovrebbe essere intesa come una categoria sociale, come oggetto di nuovi paradigmi sociali e culturali a cui riconoscere le proprie funzioni. Non è una condizione contingente destinata ad essere superata dall’ingresso nell’età adulta.  Da questa ambiguità nascono tutte le altre – sottolinea Ranieri - le politiche per l’infanzia non si esauriscono con il dare una scuola o dei servizi educativi per i minori di tre anni, ma necessitano di un progetto dedicato che superi il freddo criterio della povertà educativa, sicuramente accentuata dall’impoverimento economico e sociale.  Per rilanciare le politiche per i bambini da zero a sei anni, era stato messo a punto il decreto 65 sul sistema integrato per i servizi educativi e della scuola dell’infanzia. Decreto che aveva aperto una strada di lavoro ma che poi si è perso nel gioco delle carte dei provvedimenti che hanno maggiore urgenza.  Il Covid ci ha portato a riflettere nuovamente, più drammaticamente, sulla necessità di mettere a punto un piano concreto, virtuoso e ricco di sfaccettature. La scuola dell’infanzia è basata su una didattica che prevede gioco e socializzazione.  Sbaglia chi pensa di sostituire il lavoro fatto a scuola con attività ricreative e socio-educative che ora saranno prese in carico dagli enti locali, dall’associazionismo e dal terzo settore. La scuola dell’infanzia è altro dai centri diurni, centri estivi, gioca città che saranno organizzati a supporto di quei genitori che tornano al lavoro. Si tratta di attività complementari, mai sostitutive della scuola dell’infanzia che merita una programmazione strutturale e politica che consenta a tutti i bambini d questo segmento educativo di tornare a scuola in tutta sicurezza.

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