RINNOVO DEL CONTRATTO INTEGRATIVO SULLA MOBILITÀ DEL PERSONALE DOCENTE, EDUCATIVO ED ATA

sottolineato come lo strumento della contrattazione ha già modificato in passato leggi che si sono ritenute sbagliate, in particolare per i docenti, con gli effetti del decreto Brunetta, che bloccava di fatto la contrattazione ad esclusivo favore della legge. Con il contratto integrativo sulla mobilità sono state modificate parti significative della legge 107/2015: si è ripristinata la titolarità provinciale dei docenti che la legge voleva invece regionale; si è eliminata la “chiamata diretta” per i docenti neoassunti in ruolo e si sono eliminati gli ambiti ripristinando le scelte delle “scuole” e dei “comuni” come preferenze all’interno della domanda di mobilità. Per la UIL Scuola oggi lo strumento per modificare le leggi a favore della contrattazione c’è e va solo attuato: L’ art 2, comma 2, del Testo Unico n.165/01 prevede infatti che le norme di legge – presenti, passate e future - ed o regolamento, nonché di contratto precedente che prevede la propria inderogabilità, possono essere modificati dal contratto, per le materie che sono oggetto di contrattazione. Per tali motivi la UIL Scuola ha ribadito la netta contrarietà e irricevibilità della bozza presentata dal Ministero, per cui non è disposta a trattare nessun articolo in essa contenuto se non c’è la volontà, da parte dell’Amministrazione, di ricondurre il sistema di relazioni sindacali ad una visione partecipativa, opposta a quella di contrapposizione finora vissuta, a sostegno di un’azione che ripristini un clima più disteso e partecipato e favorevole alla condivisione. Per la UIL Scuola è solo la contrattazione, strumento di assoluta modernità e flessibilità, che può eliminare le rigidità normative, introdotte dalla legge, che solo se contrattate e condivise, possono evitare inutili effetti punitivi che il personale della scuola, soprattutto in questo momento di emergenza, non merita. Se non ci saranno delle risposte in tal senso, la UIL Scuola ribadirà, in ogni sede, non ultima quella giudiziale, la necessità di confermare l’attuale struttura del contratto integrativo sulla mobilità che non prevede alcun vincolo, se non quello definito in sede di contratto nazionale. Del resto, le stesse forze politiche si sono divise presentando emendamenti nel senso favorevole alle richieste sindacali, proprio recentemente in occasione della discussione della legge di bilancio il cui  iter parlamentare zoppo, ha dimezzato il dibattito, inibito per ragioni di urgenza alla discussione e confronto in seno alla Camera dei Deputati. Sono stati infatti presentati emendamenti che non hanno avuto esito parlamentare per il veto posto da alcune delle forze politiche, ma che hanno visto la divisione le stesse forze parlamentari di maggioranza. Deve essere il ministro a trovare il bandolo della matassa che dia soluzioni, in ambito parlamentare, per superare i veti incrociati e sottrarre la materia da un terreno di scontro politico per portarlo su quello negoziale. Non sono accettabili interventi di parte che rendono ingestibile la stessa conduzione del ministero che dovrà prendere atto dell’indisponibilità sindacale e assumersi le responsabilità di gestione che non sono di natura legislativa ma amministrativa.

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