CONTRATTO SCUOLA. TURI: SCIOGLIERE L'INGANNO DEL GIOCO DELLE TRE CARTE

IL MI IN RITARDO ESTREMO INVIA L’ATTO DI INDIRIZZO ALL’ARAN PER IL CONTRATTO SCUOLA

E’ molto bello venire a sapere che, per la scuola, il ministero sta disegnando un futuro prospero e sereno. Fare annunci in un momento così difficile deve portare qualche soddisfazione al Governo. E deve essere utile per rassicurare le persone. Non si comprende però – osserva il segretario generale della Uil scuola come si può gongolare nell’annuncio del rinnovo di un contratto già scaduto, offrendo un aumento del 3,4% che non copre nemmeno l’inflazione (sopra il 5%). Vengono annunciati due miliardi per gli aumenti – osserva Turi – risorse che sempre le stesse ritirate fuori dagli stessi capitoli. Ci sarà la protesta - devono aver pensato - che porterà allo sciopero e quando non bastano i soldi del contratto, usiamo quelli del Pnrr per la formazione, se ci sono. E all’Aran chiudiamo il cerchio. «Rifiutiamo la logica dei pochi soldi, per pochi, per legge e non per contratto».  E’ un Pino Turi furibondo per ciò che il ministero dell’Istruzione sta mettendo in atto quello che parla dal palco del Congresso regionale della Uil Scuola del Veneto: «Il governo invece di affrontare i problemi e dare soluzioni come avrebbe potuto fare, in sede di conciliazione, si affida alla narrazione propagandistica. Le risorse disponibili sono quelle accantonate raschiando il barile nelle leggi finanziarie degli ultimi quattro anni». «Si chiede di fare di più a parità di lavoro svolto, ad una intera categoria si impone di formarsi, come se l’esperienza di impegno straordinario della pandemia fosse da archiviare, e dovremmo essere contenti?». «Le persone che lavorano a scuola sono professionisti, è ora di capirlo. Che ne sarà – aggiunge Turi – di tutti precari ai quali non viene data alcuna certezza di inserimento e di stabilità ma solo un orizzonte di nuove prove e nuova formazione». «Saremo molto seri all’Aran – chiarisce Turi – saremo altrettanto rigorosi nel non lasciare spazio a manovre delle tre carte, dove a rimetterci è sempre il personale che sciopererà perché lo scherzo lo ha capito e vuole il riconoscimento vero del lavoro che fa a scuola».

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